Presentazione degli atti del convegno. Resoconto e video

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L’importante è trasformare le idee in progetti concreti, coinvolgendo tutti in un nuovo corso che porti linfa ad un popolo disperso, ai “resistenti”, agli italiani che vivono nelle città dell’Adriatico orientale e a quelli che da qui provengono e sono sparsi nel mondo. Questa la missione definita nel corso dei due convegni del Circolo Istria, nel 2018 e 2019. Il secondo dei quali tenuto in due giornate a Trieste e a Fiume col titolo/domanda “Ritornare si può?” i cui gli Atti, a cura dell’organizzatore dei convegni, Ezio Giuricin, sono stati presentati venerdì scorso durante una diretta skype/facebook. Il volume era pronto da tempo ma vista la pandemia, impossibile da presentare e distribuire ad associazioni e singoli. Con la presentazione on line è stato fatto un ulteriore passo per cercare di dare concretezza alle tante proposte contenute nel volume. Ad intervenire nel dibattito/presentazione lo storico Kristjan Knez; Guglielmo Cevolin docente di geopolitica; Pierluigi Sabatti, giornalista e scrittore.

A 70 anni dai tragici fatti dell’esodo oggi è necessario parlare di recupero della nostra civiltà e di ritorno culturale in questi luoghi, ha esordito Giuricin, giornalista, soffermandosi sull’importanza di definire i contorni di un ritorno che vuole essere principalmente culturale oltre che economico, in alcuni casi anche fisico. “Risentirsi padroni a casa propria, trasferire parte delle associazioni culturali, degli istituti di ricerca in collaborazione coi rimasti per portare avanti un discorso fondamentale: assicurare la continuità della presenza della componente italiana. Si tratta di riunire le forze e varare un grande progetto affinché questa realtà non venga meno nei prossimi anni. Consapevoli del fatto che gli individui siano destinati a scomparire ma non può e non devono scomparire una cultura ed una civiltà di cui questi individui sono stati testimoni”.

Ecco perché questi progetti vogliono essere destinati a degli eredi concreti, alle persone che operano all’interno delle associazioni, affinché diventino l’eredità di una comunità vivente.

Concetti che trovano spazio negli ATTI del convegno, ma non nascono con i convegni.

“Stiamo affrontiamo un argomento – ha detto Livio Dorigo, presidente del Circolo Istria – che ha impegnato il nostro Circolo sin dal 1982, anno della nostra fondazione. Creato da un gruppo di esuli della provincia di Trieste per aprire un dibattito sulla grande casa culturale che l’Istria rappresenta, per tracciare un percorso di ricongiunzione. Questo concetto è diventato stimolo costante nel nostro operare affinché continuasse la storia di un territorio”.

La volontà delle persone è il motore necessario a far decollare l’idea, ma ci vogliono anche strumenti concreti, basati su regole della società civile. Guglielmo Cevolin, così come al convegno, si è soffermato sulle regole della legislazione europea che oggi possono sostenere concretamente un processo di evoluzione della comunità, con il concorso di tutti. “Mi sono occupato di tutela delle minoranze, anche in Croazia, apparentemente sembra che tutto funzioni mentre molti obiettivi sono ancora da raggiungere. E’ fondamentale cercare di influire, come stiamo facendo, sulle decisioni della commissione europea, in materia di sovranità e cittadinanza digitale. Oggi viviamo connessi, e non solo per la pandemia, ci sono comunità che attraverso i siti internet e i social media sono riusciti a realizzare un ulteriore sviluppo”. La sua proposta riguarda anche Seminari on line, presentazioni/conferenze di nomi importanti della politica, economia e cultura, la multidisciplinarietà della ricerca e della comunicazione.

Il convegno del 2019 è stato molto importante – ha specificato il giornalista Pierluigi Sabatti -, ricco di spunti, è riuscito a focalizzare lo stato delle cose, soffermandosi su ciò che è stato fatto prima, una prova generale per il futuro, per un ritorno in prospettiva europea, non certo con spirito revanscista. Oggi la sfida è di ricomporre il tessuto culturale. Sabatti ha fatto un’analisi dei passi fatti nel passato, molto lenti, per cercare di ricostruire una realtà su nuove basi, con il grande contributo degli intellettuali della comunità italiana. C’è stato un riavvicinamento delle comunità di esuli e rimasti, per i primi sono stati i fiumani. Ha citato il lungo lavoro fatto dall’UPT e altre attività che sono andate maturando, compresa la comunicazione. Oggi i tempi sono maturi ma dobbiamo considerare il grande nemico della globalizzazione ed i problemi contingenti: il Covid che ci ha travolti ed ha portato altri confini per la cui eliminazione avevamo festeggiato tutti; quello dei giovani ai quali trasmettere conoscenza ed entusiasmo.

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Il tempo ha creato occasioni e ne ha spente altre. Kristjan Knez, nelle due edizioni dei convegni, ha voluto concentrarsi sugli incontri mancati in campo storiografico e sociale dal dopoguerra ad oggi. E’ proprio di questi giorni la notizia dell’incontro tra FederEsuli e UI, che stanno esaminando la possibile e necessaria sinergia tra le due componenti dell’italianità adriatica per giungere ad un accordo di collaborazione tra i due soggetti apicali. Ciò che è stato proposto dal circolo Istria con i convegni, sono forme di attività corale su un territorio concepito come unico. Ma chiaramente “non possiamo progettare il futuro senza tener conto delle radici e della base sulla quale poggiamo. Spesso personaggi visti come visionari per le idee innovative e lungimiranti, ci hanno aiutati a lavorare insieme, in sinergia, ritornare e tornare sul territorio dialogando con chi era interessato a questa presenza”.

Dai vari contributi e riflessioni ai convegni, si deduce “la necessità di individuare una strategia comune organica che impedisca il depauperamento dell’italianità in loco e fuori dall’alveo naturale, perché esclusa dal proprio contesto. Siamo un popolo disarticolato e disperso ma ancora vivo, attivo, presente. Nei due volumi, non si propongono ricette o soluzioni però ci sono idee, ragionamenti, proposte, che le persone di buona volontà devono considerare” perché il dialogo aiuta a crescere e a migliorare.

Perché si tratta di proposte concrete – ha concluso Giuricin – che speriamo le associazioni e gli Stati prendano in considerazione, con i metodi della programmazione europea portino all’individuazione degli strumenti per la salvaguardia e soprattutto allo sviluppo della civiltà italiana dell’Adriatico orientale. Anche perché questa componente è fondamentale per il territorio che lo arricchisce ulteriormento.

Alla presentazione i saluti del presidente di FederEsuli, Giuseppe de Vergottini, impegnato in altra riunione e quelli dei dalmati rappresentati da Adriana Ivanov. La Ivanov ha evidenziato le diversità dei successi raggiunti in Istria e a Fiume, rispetto alla Dalmazia. Lo si evince anche dalla lettura dei temi dei ragazzi che partecipano al concorso della Mailing List Histria. Indicano che in Istria e a Fiume c’è un vivaio pulsante a conferma dell’importanza della presenza delle scuole e di una realtà associativa sana. “Abbiamo tante speranze… anche di potervi raggiungere” ha detto con slancio.

Nel volume degli ATTI, tra tante altre, anche la proposta del Circolo Istria di far dialogare le storiografie e le singole realtà speculari – ha detto infine Livio Dorigo – è nostra volontà realizzare un gemellaggio tra Ravenna e Parenzo, nel nome di Dante, dell’arte, dell’architettura, della storia, per ribadire la centralità dell’Istria, oggi come un tempo”.

La presentazione è ancor sempre visibile sulla pagina Facebook: https://www.facebook.com/circolodiculturaistroveneta/videos/2514382165527802

Rosanna Turcinovich Giuricin

 

 

 

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