Il mare nei nostri libri…
E’ primavera, anche il mare si risveglia, come faremo ad accorgercene tra le quattro mura domestiche nelle quali ci ha costretti l’emergenza? Restiamo a casa, viaggiando con la fantasia e con le letture, immaginando azioni da fare anche al chiuso, trasformando una situazione difficile in opportunità. Per considerare, per cambiare. Ne parliamo al telefono con il Presidente dell’associazione, Livio Dorigo. Le sue riflessioni sono sempre molto profonde, vanno oltre l’interesse immediato.
“In questo periodo di ozio forzato – afferma – il nostro Circolo continua a rivolgersi a tutti gli interessati, utilizzando anche il sito www.circoloistria.com che stiamo implementando… e con i già consolidati canali d’informazione, sviluppando le nostre capacità telematiche, stiamo lavorando intensamente con i nostri amici in Istria, ma anche con quelli dell’altra sponda dell’Adriatico per organizzare ed attivare strumenti efficaci, individuare canali attraverso i quali realizzare il nostro libro dei sogni. Il mio appello è di seguirci attraverso i social. Può destare meraviglia il continuo richiamo alle risorse genetiche autoctone a cui facciamo riferimento”.
Perché le risorse genetiche?
“L’esperienza maturata nel tempo ci conforta ed incoraggia, ne sono un esempio i concorsi sul miele, i formaggi, i rapporti con le strutture scientifiche, all’interno della meravigliosa istituzione de Parco della Concordia e della collaborazione sul recupero del Boscarin e con la volontà di realizzare un museo multimediale interattivo presso il Centro di ricerche storiche di Rovigno. Sarà un “Museo dell’Esodo” liberato da ogni forma di ingerenza attraverso analisi critiche scientificamente condotte dalla memorialistica individuale. Non vuole essere questo un atteggiamento revisionistico ma frutto di onestà intellettuale… e con una punta di orgoglio come evidenziato anche dal dibattito del Convegno internazionale e della relazione svolta dal nostro Circolo su: Apicoltura del Mediterraneo crocevia d’Europa segnalando che attualmente opera la Federazione Apistica del Mediterraneo”.
Ma anche se diciamo mare pensiamo agli sforzi decennali del Circolo Istria di Trieste, impegnato a farlo diventare un veicolo di conoscenza ma anche di condivisione…
“Andare sul nostro sito significa anche entrare nelle decine di libri resi disponibili in formato Pdf, cuore ed orgoglio della nostra produzione. Il mare ha un portavoce di grande spessore e preparazione, il biologo Giuliano Orel (nella foto d copertina). Molti i suoi lavori che sono stati pubblicati nel corso del tempo. Vorrei qui ricordare, anche per riferirmi alla stagione in corso, il volume ‘Pesca e gestione alieutica nel Golfo di Trieste’, risultato di un convegno che ha visto riuniti personaggi di rilievo in questo campo”.
Perché un testo così importante lo scopriamo dalle parole del prof. Orel…, che non si risparmia le giuste critiche, perché anche nel considerare il mare, il nostro mare, le inesattezze, o fake news come oggi vengono considerate le false notizie, non mancano.
“Quanto la gente conosce dei problemi dell’Adriatico – afferma Giuliano Orel, colonna del Circolo – è spesso basato più su inesattezze e slogan semplificatori, divulgati nel corso delle stagioni balneari, che su verità scientifiche. Tali inesattezze (l’Adriatico è un lago; è inquinato; è eutrofizzato; tale situazione è causata dal Po; saranno necessari decenni per il suo recupero…) hanno potuto nascere e sopravvivere anche perché, per quasi un secolo, lo studio oceanologico dell’Adriatico è stato perseguito in modo episodico, scoordinato e soprattutto parcellare, dato che fino a pochi anni fa la presenza di un confine piuttosto chiuso aveva impedito un approccio sistemico ai suoi problemi. D’altro canto le frequenti “emergenze” adriatiche, in una situazione di generale ristrettezza finanziaria per le ricerche, hanno convogliato sul bacino notevoli risorse dedicate. Queste opportunità hanno attratto ricercatori da altri settori che, seppur validi nelle loro discipline, erano spesso privi di cultura oceanografica ed erano spinti perciò a calare sull’Adriatico i modelli continentali o addirittura agricoli in loro possesso. E’ stata forse questa la più fertile via di produzione di miti e di nuovi mostri adriatici, molti dei quali vivono ancora”.
Ma le verifiche ci sono?
“L’avvio di studi più correttamente impostati è stato possibile solo a partire dal 1990 (sull’onda di un’altra emergenza, l’emergenza mucillagini) grazie all’attività di coordinamento svolta dall’Osservatorio dell’Alto Adriatico, organo della Comunità di Lavoro Alpe Adria e gestito successivamente dall’ARPA dell’FVG. Nel corso di crociere periodiche, organizzate simultaneamente dai Laboratori di Biologia Marina di Rovigno, Pirano, Trieste, Venezia e Vienna è stato finalmente possibile raccogliere dati sincroni e omogenei, analizzarli congiuntamente e divulgarli poi attraverso comunicati stampa”.
Affermazioni che si legano all’attualità, è proprio dall’unione delle forze che nasce la soluzione agli eventi imprevisti per tutto ciò che riguarda il mare e non soltanto. Ma è primavera, cosa ci porta l’Adriatico? A rispondere è un altro biologo, Nicola Bettoso, che nel testo citato ci racconta ‘la seppia’.
“Sono pochi i volumi che ne parlano – sottolinea Bettoso – sappiamo che ‘si smercia nel levante convenientemente seccata’. A Chioggia comunque le seppie venivano seccate in grande quantità e poi commerciate con l’Oriente ed in particolare con la Turchia. Risulta probabile che questo commercio sia stato chiuso negli anni immediatamente precedenti lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Ruggero Coglievina, nel suo saggio del 1934 sulla pesca nel Golfo di Trieste, sottolinea che l’importanza delle seppie – che si pescano in questa stagione – segue immediatamente quella delle sardine, che assieme alle acciughe costituivano la base dell’economia peschereccia del Golfo. La pesca delle seppie era pertanto abbondantissima da marzo a giugno, soprattutto lungo il litorale tra Punta Sdobba e Punta Tagliamento”.
Come viene considerata la seppia comune nell’odierna economia?
“E’ considerata una delle risorse più importanti nei mari d’Europa, la sua distribuzione geografica copre l’intera piattaforma continentale dall’Atlantico Nord Orientale, alla Norvegia Meridionale e il Nord della Gran Bretagna verso Sud fino a circa Capo Bianco (Mauritania) ed in tutto il Mediterraneo, escluso il Mar Nero. Nel Canale della Manica è molto abbondante anche se prima del Novecento, le seppie erano considerate una vera e propria peste a causa dello scarso valore commerciale e perché lordavano i ponti delle imbarcazioni con i loro spruzzi d’inchiostro; per questi motivi venivano rigettate in mare quando catturate”.
Dal punto di vista ecologico come sono considerati i molluschi cefalopodi?
“Dei tipici opportunisti, in grado di espandersi ed occupare nicchie dell’ecosistema venute a liberarsi in seguito a perturbazioni ambientali. Ma quando una risorsa ittica non regge più lo sforzo di pesca applicato per la sua cattura e non riesce più a sostenere un utile guadagno per l’impresa di pesca, questa non può più essere considerata una risorsa bersaglio di cattura, bensì una risorsa occasionale pregiata e tanto più rara, quanto maggiore è la taglia degli individui catturati.
Attualmente le seppie (S. officinalis) costituiscono una delle risorse demersali più importanti per la pesca nell’Alto Adriatico e l’area del Golfo di Trieste rappresenta tuttora una delle zone più pescose per questa specie. Nelle marinerie di Grado e Marano Lagunare, dove operano il maggior numero di pescherecci della Regione FVG, tale specie costituisce anche più del 70% del pescato annuale per la piccola pesca ed il 20% del pescato annuale per la pesca a strascico. I quantitativi totali di seppie catturate da queste due marinerie variano tra 200 e 400 t/anno e questa sola risorsa può sostenere anche il 50% circa dell’economia ittica”.
Perché il periodo migliore per la loro pesca a livello locale è la primavera?
“In questo periodo gli individui sessualmente maturi si avvicinano alla costa se le temperature già lo consentono, per deporre le uova sulle fanerogame marine, o su altri supporti sommersi adatti all’impianto delle caratteristiche ovature a grappolo della seppia. Il periodo di riproduzione si estende normalmente fino al mese di luglio. Alla fine della stagione estiva gli individui neonati ed adulti soggiornano ancora sottocosta, portandosi via via al largo con l’arrivare della stagione fredda, in quanto la specie mal sopporta le rigide temperature che caratterizzano il Golfo di Trieste nei mesi invernali”.
Solo alcuni spunti, un viaggio all’interno di una materia densa, interessante, che parla di noi, del nostro rapporto con il mondo che ci circonda, api, ovini, bovini, il mare, sono temi ricorrenti nelle opere del Circolo che si possono leggere on-line. Un servizio importante in questo momento, scoprire ciò che ci circonda, farlo conoscere ai giovani, capire perché certe produzioni sono importanti, in che modo entrano nella loro esistenza.
Un modo diverso di vivere questi momenti di riflessione, a volte anche di solitudine.
“Ma ci stiamo già attrezzando – sollecita Livio Dorigo – per tutta una serie di attività che porteremo alla conoscenza dei nostri soci e del pubblico, non appena la situazione contingente ce lo permetterà. Le idee non mancano, tutte basate su un percorso già raggiunto che gronda cultura viva, tangibile, mi riferisco al patrimonio storico-artistico della nostra area che da anni cerchiamo di portare alla conoscenza di un pubblico vasto. Ci stiamo concentrando anche sulle collaborazioni con realtà come quelle della Toscana o della Puglia, ma anche della zona di Ravenna alle quali ci legano storia e tradizioni, arte e architettura. Intanto le nostre relazioni, i programmi crescono, e vanno a completare un ricco mosaico di futuri eventi”.
Rosanna Turcinovich Giuricin
(da la Voce del Popolo)