Il Circolo alla Fiera del bovino di Canfanaro

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Il Boscarin, gigante bianco (bovino podolico), forza lavoro e strumento insostituibile nello sviluppo dell’Istria. Dal mito alla quasi estinzione ed al suo recupero, al quale il Circolo ha dato un sostanziale contributo.

Il 26 luglio 20187, in occasione della tradizionale Fiera del Bovino istriano a Canfanaro, il Circolo organizza una visita dei suoi soci, anche per ricordare, come già avvenuto a Capodistria, gli aspetti salienti del bovino istriano in Istria, cioè, nei seguenti segmenti:

 

Il bovino nel mito;

Nello sviluppo dell’agricoltura;

La grande “caretada” ovvero il trasporto del legname destinato all’Arsenale di Venezia per la costruzione delle sue flotte, fino all’imbarcadero più vicino, solitamente nella località Carigador;

Nella coltivazione delle Cave di Aurisina, alle spalle di Trieste e romane di Pola.

Le contaminazioni del passato continuano a caratterizzare il presente

 

 

PUGLIA E ISTRIA

Di Livio Dorigo

“Sti Kapari, caaa Boskari, oooh Napoli, Aaaaah Gajardo”, i comandi per i possenti e docili bovini istriani chiamati per nome; comandi accompagnati dalla scuria appoggiata sul loro collo come un amichevole sottobraccio umano.

A loro si deve riconoscere ed attribuire la gran arte del rigoglioso sviluppo della Penisola istriana dalla Centuriazione dell’Agro polese e parentino, alle Ville rustiche della costa, alla coltivazione dei bacini estrattivi per la realizzazione dei grandi monumenti romani in Istria.

Questa possente forza lavoro contribuì successivamente alla costruzione ed allo sviluppo della Regina dell’Adriatico e della sua flotta, essendo l’artefice del trasporto a i “Carigador” del legname ricavato dal bosco di San Marco in quel di Montona con le imponenti “carretade” alla realizzazione delle quali contribuivano oltre 20.000 cubie di manzi.

Ma da dove sono giunti questi mansueti giganti appartenenti alla razza PODOLICA? Il loro bacino di origine è la Podolia, ovvero l’Ucraina. Da qui giunsero e colonizzarono i territori della Mezza Luna Fertile per espandersi poi lungo le coste del vicino oriente, l’area cretese micenea, e successivamente le sponde del “mare dell’intimità”, l’Adriatico e segnatamente dell’Istria e della Puglia.

Miti e leggende di queste aree pur legati in periodi storici diversi vedono il toro nero un loro costante protagonista – Cnosso ed il Minotauro, il mito di Europa e quello di Orfeo e Euridice, ed ancora nel Vecchio Testamento, David ed il sacrificio del Toro nero.

Il bovino podolico istriano e quello pugliese sono geneticamente appartenenti alla stessa razza. Tuttavia, per scongiurare fenomeni di consanguineità nelle due popolazioni divise da barriere geografiche, venivano introdotti in Istria i tori pugliesi ed in Puglia tori istriani; ed ecco svelata l’origine del nome Napoli imposto ad alcuni bovini istriani; erano i figli dei tori pugliesi. Le semplificazioni  storiche indicavano con Napoli i territori del Regno delle due Sicilie, Puglia compresa.

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Prima dell’avvento della meccanizzazione in agricoltura in Istria si contavano circa 50.000 capi di razza podolica istriana. Bovini a triplice attività, su quella da latte e da carne prevaleva naturalmente quella Lavoro. Attualmente il parco bovino localizzato esclusivamente nella parte croata dell’Istria, conta qualche centinaio di capi, nella zona slovena e sul Carso triestino questa razza era completamente scomparsa sin dal secolo scorso.

In collaborazione con l’associazione Boscarin di Capodistria, membro del Parco della Concordia di cui fa parte il Circolo Istria, siamo riusciti, utilizzando sofisticate tecniche riproduttive (embriotransfert) con l’impiego di materiale genetico di origine podolica pugliese fornitoci dal centro genetico di Potenza, a reintrodurre questa razza nella parte slovena dell’Istria che oggi è rappresentata da oltre una dozzina di capi. E recentissimamente ha fatto la sua comparsa anche sul Carso triestino.

Il recupero del bovino podolico istriano rientra in un progetto impostato dal nostro Circolo con la collaborazione della Regione FVG, il Parco della Concordia e delle Risorse genetiche autoctone di cui fanno parte, oltre al nostro Circolo e l’Associazione Boskarin, anche la minoranza italiana di Capodistria  e quella slovena di Muggia, che in sintesi si pone come obiettivo il recupero dell’Ape, della pecora e del bovino istriano, la loro tutela attraverso la costituzione di un unico libro genealogico che abbia la competenza operativa su tutto il territorio che si estende “da Cherso al Carso”.

Risultati soddisfacenti sono stato ottenuti con il recupero di un gregge di pecore istriane e introdotte sul Carso triestino nella zona di Rupinpiccolo.

Tuttavia il massimo impegno è stato profuso nei confronti della nostra amica Ape e nella salvaguardia del suo ecotipo. L’APE ISTRIANA, in collaborazione con le strutture apistiche della Slovenia e della Croazia nelle gestione di Interreg ADRIA 3.3. Biodinet, delle Università di Udine, Trieste, Zagabria e Lubiana e, naturalmente, della nostra Regione e del Consorzio apicoltori della provincia di Trieste, con la realizzazione di uno studio approfondito della genetica dell’ape mellifera nell’area carsico-istriana e del bacino ionico-adriatico e della messa a punto dello spettro pollinico dei miei del Carso e dell’Istria.

 

 

 

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