Molluschi e Ribolla a Crevatini

649
0
Condividi:

Un’altra importante iniziativa del Circolo Istria, venerdì 8 giugno alle ore 17, a Crevatini dove si svolgerà l’incontro su Molluschi e Ribolla gialla, iniziato tempo fa e che si arricchisce, di volta in volta di nuove esperienze. Venerdì l’appuntamento viene organizzato in collaborazione con Complotto adriatico di Pordenone e Sapori United di Marano Lagunare nell’ambito del progetto “CASTELLIERI E APPRODI”, al Ristorante “Pri Anni” (Da Anna) di Crevatini.

L’iniziativa, come le precedenti del 2014, 2015, 2016 e la recentissima del 30 marzo 2018, dedicate ai molluschi della tradizione istroveneta, ha lo scopo di ricordare l’importanza della città di Muggia e dell’Istria nella storia e nell’attualità della molluschicoltura e dell’enologia. Questo di Crevatini è uno dei tre incontri di degustazione di molluschi (Mitili e Fasolari) in abbinamento con Ribolla gialla, antico vitigno ritornato prepotentemente in auge con produzioni friulane e slovene, ma prodotto un tempo anche nelle campagne di Muggia e di Isola d’Istria e considerato il miglior vino da pesce dei nostri territori. “Centinaia di “orne” di Ribolla costituivano infatti – ricorda il prof. Giuliano Orel – uno degli ineludibili tributi di queste terre al Patriarca, alla Serenissima Repubblica ed a personaggi di rango”. Dei tre incontri, uno è stato organizzato venerdì 30 marzo in un ristorante di Muggia, questo di Crevatini è il secondo in ordine di tempo; il terzo, intitolato “Musica sul Mare, Molluschi e Ribolla gialla” si terrà sulle banchine del porto di Muggia alla fine di giugno. L’appuntamento di degustazione di venerdì 30 marzo ha avuto luogo presso il ristorante “Sal de Mar” di Largo Nazario Sauro, ed é consistito nell’assaggio di tre o quattro bruschette con sugo bianco di Fasolari al peperone giallo, rifinite con alcune gocce di limone, pepe e limone, oppure con alcune gocce di evo da olive Bianchera di produzione locale. In seguito è stata proposta una tradizionale zuppa di “Miramarine”, Cozze (Pedoci) di provenienza spagnola, importate dalla Soc. Coop. ALMAR di Marano Lagunare e reimmerse per almeno 21 giorni nelle acque del Golfo di Trieste in concessione alla società a Nord di Miramare (donde il nome). Ambedue gli assaggi sono stati accompagnati da un bicchiere di Ribolla Gialla dei Colli Orientali del Friuli.

Nell’incontro di Crevatini, dopo una breve introduzione alla serata, verrà offerta in degustazione una piccola porzione di fusi al sugo bianco di fasolari, come da ricetta pubblicata dal Circolo Istria nel libro “I Molluschi della tradizione istroveneta”; di seguito verrà offerto un assaggio di zuppa di “Miramarine”, come nella serata precedente. Ambo gli assaggi saranno accompagnati da un bicchiere di Ribolla gialla spumante.

 

LA “RIBOLLA GIALLA”: UN TEMPO IL VITIGNO PIU’ DIFFUSO IN ISTRIA E NEL COLLIO

Di Franco Colombo

La ribolla gialla è uno dei più antichi vitigni coltivato nella nostra regione e particolarmente in Istria, dove praticamente costituiva un sinonimo di “optimumvinum” tanto che il suo nome per lo più rimaneva sottinteso nei documenti.

In seguito viene chiamato co varie denominazioni: oltre al più comune “ribolla” / “raibola” / “ràbola” / “rabiolo” / “rabiòla” / “ribòla” / ed ancora ” rebuòla” alla fine dell’Ottocento nell’antico dialetto muglisano, ormai scomparso: “la rebuòla … fa unvin zal“. Esistono anche le varianti “rebolum” e la “rebuelet” delle piccole quantità per l’autoconsumo.

LEGGI ANCHE  Vergarolla: fotocronaca della cerimonia svoltasi a Pola

Il vitigno potrebbe essere autoctono della regione istriana o della provincia di Gorizia nella zona del Collio, senza però che esistano dimostrazioni storiche per le epoche antiche in cui qualcuno ipotizza che le antenate siano state l'”Avola” dei Romani o il citatissimo vino “Pucinum” la cui localizzazione però è di difficilissima individuazione: la più comune è sul Carso triestino presso Prosecco, ma c’è anche chi immagina che sia l’Istria tra le terme di S. Stefano e Sovignacco. Da escludere invece che si sia trattato di un vino quale refosco o terrano. Le qualità di ribolla sono diverse: è più probabile che la varietà più antica e comune sia stata proprio la gialla, ma esistono anche la verde, la bianca e la nera (coltivata come “Pòcalza” sul Collio sloveno e come “Schopppettino” in quello italiano). Fino agli inizi del Novecento veniva coltivata colà in mescolanza con vecchi vitigni locali “pogrosnica“, “pica” e “glera” anche con la fermentazione in bottiglia col metodo “Charmat” per ottenere vini frizzanti. I grappoli di ribolla venivano lasciati ad aumentare le concentrazioni zuccherine sui pendii delle colline e arccolti di solito più tardi come poi si fece per il notissimo Picolit, ottenendo così un vino piacevole, amabile al boccato, ricco di anidride carbonica e giusto pronto per essere bevuto ai Santi con le castagne.

LA STORIA

La documentazione storica sul vino istriano, detto comunemente “ribolla” è imponente, da quando la vite, dopo la conquista romana del II secolo, cominciò ad essere coltivata abitualmente. Prima viene ipotizzato che il vino venisse importato in Istria dalle isole greche del Mar Jonio e Mar Egeo e quindi dalle navi liburniche ed istriane della Magna Grecia, in particolare da Apulia e Messapia. Dall’epoca romana in poi fanno fede le numerosissime anfore vinarie che sono state ritrovate, in particolare quali resti di antichi naufragi. L’ampia produzione di vino in Istria ci viene poi certificata da Cassiodoro nella prima metà del VI secolo, dal Placito del Risano gli inizi del IX (200 orne annue al magister militumbizantino e poi al duca franco) e dai numerosi tributi forniti in vino ribolla dalle città istriane quali regalie al Patriarca o come onoranza e “servizio” al doge di Venezia (932, 977, ecc.), come pagamento di funzionari, come “grazia” da Venezia al Patriarca ed ai monasteri friulani, dopo il passaggio di molte città del Marchesato alla Repubblica e poi per appalti, riscossioni, pagamenti a metà di appezzamenti dati in uso “ad meliorandum” da parte di Comuni e privati, dei quali tratteremo ampiamente nella pubblicazione di un prossimo volume di “Castellieri ed Approdi”.

Condividi: