Da Pola al mondo, dedicato a Nelida
Pr riascoltare la presentazione dal vivo
Presentazione del libro “Di sole, di vento, di mare”
Trieste (venerdì, 4 dicembre 2020) – Il pubblico c’è, entrino gli attori. Nel nome di Nelida tutto è più facile, allarga la sua scrittura ed offre rifugio e riparo a chi s’interroga a proposito dell’appartenenza, delle radici, del dialetto, della lingua, dello stare di qua o di là dal confine, di accettare la sfida o mollare. Lo fa con l’ultimo libro “Di sole, di vento e di mare” ma anche con quelli che lo precedono, un lungo elenco di romanzi, saggi, articoli, racconti firmati Nelida Milani Kruljac, che viene giustamente definita la “più grande scrittrice della Comunità italiana, di valore nazionale ed europeo”. Dalla sua Pola al mondo, passando anche attraverso l’esperienza del romanzo-confessione a quattro mai, quel Bora voluto e realizzato con Anna Maria Mori, due figlie di Pola separate alla nascita dai postumi della guerra ma riunite in quel comune sentire che rappresenta il collante di un popolo unico.
Il “mio piccolo popolo” l’aveva chiamato Antonio Borme, storico presidente degli italiani rimasti, noi “resistenti” definisce ora Ezio Giuricin il mondo di esuli e residenti che continuano caparbiamente e non certo senza fatica a perpetrare una storia, una cultura con la lingua e le tradizioni, per continuare ad esistere.
Fieri di esserci, qui e dappertutto, è quanto abbiamo colto alla presentazione on line del romanzo dell’autrice polese (o polesana come si direbbe nel nostro “italiano di cucina”). Voluta dal Circolo Istria di Trieste per dar corso agli impegni assunti nell’ambito dei convegni sulla possibilità del ritorno, svoltisi a Trieste e a Fiume. Così gli organizzatori hanno coinvolto il Circolo della stampa di Corso Italia ed il suo presidente Pierluigi Sabatti, uno di noi, per la sua conoscenza della materia istriano-fiumano-dalmata, per aver dedicato gran parte del suo lavoro giornalistico a raccontare questa realtà. A lui i saluti iniziali con quelli di Livio Dorigo, presidente del Circolo, anche lui nato a Pola ma “venuto via” in quell’esodo sciagurato che ha strappato le carni ad un popolo. La stima per Nelida è stata una strada che ha prodotto incontri e collaborazioni e che continua ad essere supporto ai nuovi progetti. L’ha spiegato Ezio Giuricin, Vice Presidente del Circolo Istria, per alcuni anni, come Nelida, direttore della Battana, che agli inizi degli anni Novanta pubblicava, oltre a Martin Muma di Eligio Zanini, anche l’antologia sulla Letteratura dell’esodo, la prima in assoluto ed un volume su Etnicità e Stato per meglio definire la dimensione della minoranza. Quanta strada, quanta fatica.
Come nel libro della Milani che si cala in un quotidiano di riflessioni e sofferenza, dove l’osteria della nonna e quella strada di Pola in cui è cresciuta, diventano paradigma del mondo, qui e dappertutto come insegnava Osvaldo Ramous, il nostro destino.
Il libro è stato pubblico dalla Ronzani editore, presente all’incontro on line anche il suo direttore Giuseppe Cantele che riscopre nella veneticità delle contrade istriane un’aderenza alla cultura della Serenissima più forte, genuina e immediata di quello dell’entroterra veneto. Curatore della collana che vuole essere dedicata agli scrittori di quest’area, Mauro Sambi. La sua famiglia ha sempre abitato vicino a quella di Nelida, con lei si è confrontato per le letture e quella maturazione all’interno del mondo comunitario che lo porta a teorizzare con grande disinvoltura e coerenza modelli e riferimenti. Quale il merito di Nelida? Si chiede. L’essere riuscita con estrema intelligenza ed ironia a dare un’idea dell’Istria attraverso la definizione precisa, sempre calzante, dei suoi personaggi. C’è rispetto, c’è profondo affetto, c’è considerazione nelle sue parole e la consapevolezza di aver conosciuto un mito e di essersi lasciato ispirare. Sambi è apprezzato poeta oltre che docente di chimica all’Università di Padova. Ma quanta strada hanno fatto questi giovani delle scuole della minoranza…
Per Corinna Gerbaz Giuliano, caporedattrice della Battana, intervenuta da Fiume, Nelida va letta ed analizzata per tutto ciò che riesce a dire e far comprendere del nostro mondo, a partire dalla Valigia di cartone, primo libro pubblicato in Italia. La sua opera è un testamento, un messaggio lanciato verso il futuro che soprattutto i giovani devono cogliere con intelligenza ecco perché delle sue opere si ragiona all’Università, al dipartimento dove la Gerbaz insegna.
E’ un punto di riferimento per noi tutti, sottolinea Loredana Bogliun, poetessa raffinata e colta che trae linfa e forza dalle radici per andare oltre. Quanta strada percorsa insieme, ad analizzare con strumenti sociologici l’evoluzione del mondo comunitario e a convogliare anche in un alveo scientifico riflessioni, studi, considerazioni.
Per Gloria Nemec che si occupa da storica delle testimonianze, aver raccolto tra centinaia di storie anche quella di Nelida è un momento topico. Un modo per trovare conferma delle sue considerazioni, delle analisi fatte dopo tanto girare e incontrare gente altrimenti destinata a non avere voce. C’è affetto anche nelle sue parole, stima, rispetto.
Per chi sta seguendo on line il tempo scorre via veloce, la densità dei concetti espressi ha quasi cancellato il gap della lontananza, la pesantezza dei dialoghi in remoto. Ciò che viene detto supera la freddezza del mezzo confermando la forza delle parole sopra tutto.
La presentazione è visibile sulla pagina Facebook del Circolo della Stampa di Trieste e sul sito del Circolo Istria www.circoloistria.com.
Rosanna Turcinovich Giuricin